Teatro

AMALDI L’ITALIANO

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AMALDI L’ITALIANO

di Giusy Cafari Panico e Corrado Calda

con Corrado Calda

fonti storiche e supervisione del testo:

dott.ssa Adele La Rana

con la collaborazione

prof. Gianni Battimelli e prof. Ugo Amaldi

scene:

Roberto Lorenzini

luci:

Alessandro Gelmini

Sinossi: Amaldi L’Italiano Edoardo Amaldi, nato a Carpaneto Piacentino e vissuto a Roma, dove ha dato un grande e fondamentale contributo alla fisica italiana ed europea, è stato l’unico dei “ragazzi di via Panisperna” a non emigrare all’estero rinunciando a una prestigiosa cattedra a Chicago nell’immediato dopoguerra per dedicarsi alla ricostruzione della fisica e della ricerca italiana ed europea. Lo spettacolo parte dal 1938, anno in cui il famoso gruppo di via Panisperna si disgrega per non ricostituirsi mai più, anche a seguito delle leggi razziali fasciste (Fermi era sposato a un’ebrea ed ebrei erano Segré e Pontecorvo). Amaldi resterà solo in Italia ad affrontare la guerra, finita la quale, dovrà ricominciare pressoché da zero. Lavoratore instancabile, innamorato dell’Italia grazie anche a sua moglie Ginestra, donna straordinaria e grande nazionalista, Amaldi fu anche promotore di una collaborazione Europea attraverso la quale questo grande fisico contribuirà in modo fondamentale sia alla nascita del CERN (Consiglio Europeo per le Ricerche Nucleari) sia alla creazione dell’ESA (Europe Space Agency). Nel monologo vedremo la grande operosità di un uomo profondamente legato al concetto di pace tra le nazioni (era membro del movimento Pugwash) e all’ideale di una scienza che potesse circolare liberamente tra gli uomini senza segreti militari e senza scopo di lucro.

NOTE DI REGIA

Lo spettacolo vede in scene Edoardo Amaldi, è ormai anziano ma ancora estremamente vitale e lucido, sta scrivendo una lunga lettera a Fermi dove ripercorre le tappe fondamentali della sua vita di uomo e di scienziato da quando i due si sono separati prima della Seconda guerra mondiale. Edoardo ricostruisce non solo i rapporti che hanno dato vita al CERN e all’ESA ma anche il rapporto che univa i due sullo sfondo dell’intera squadra di via Panisperna lungo un’epoca caratterizzata da gradi avvenimenti storici e scientifici. In particolare, Amaldi farà diverse riflessioni sulle scoperte nucleari e sulla bomba atomica, dolenti ma obiettive, fino alla sua decisione di aderire al movimento pacifista per il disarmo nucleare: Pugwash. L’ ultimo capitolo della lettera a Enrico Fermi sarà riservato alle onde gravitazionali, campo che Edoardo Amaldi esplorò per primo in Italia negli anni Settanta e che è venuto alla ribalta mondiale a seguito dell’assegnazione del Nobel per la fisica all’equipe degli scopritori. Alla fine dello spettacolo il nostro Amaldi si renderà conto che la lettera che stava scrivendo non potrà mai essere recapitata perché Fermi al momento in cui scrive, è morto da più di trent’anni. Non una svista, quanto più un sentimento di malinconia di un percorso iniziato in gioventù…

SCHEDA TECNICA

Genere: Monologo storico/scientifico

Durata: 70 minuti

Palcoscenico minimo: 5m x 5m

Montaggio: 30 minuti

Smontaggio: 30 minuti

Fari: 8

Mixer Luci e Audio richiesto

Rivolto a un pubblico di adulti

Rivolto a un pubblico di studenti delle scuole superiori di II Grado quali: Licei, Istituti Tecnici e Scientifici

SENZA RITORNO

SENZA RITORNO

di Giusy Cafari Panico

con Ilaria Guglielmetti e Corrado Calda

Regia, scene e disegno luci:

Giusy Cafari Panico

Sinossi di “Senza Ritorno”

“Senza Ritorno” è uno spettacolo teatrale che esplora con profondità e sensibilità il tema del femminicidio. Ambientato nella contemporaneità, il dramma si snoda attraverso la storia di una giovane donna piena di sogni e aspirazioni, la cui vita viene tragicamente interrotta da un rapporto amoroso tossico e oppressivo. All’inizio, questa giovane donna incontra Marco, un uomo affascinante e premuroso, che si rivela essere l’amore che non aveva mai conosciuto. Tuttavia, con il passare del tempo, l’affetto di Marco si trasforma in ossessione, gelosia e infine in violenza. La giovane donna si ritrova intrappolata in una relazione soffocante, lottando per mantenere la propria identità e indipendenza. La narrazione si sviluppa attraverso un’alternanza di monologhi intimi e dialoghi intensi, che svelano i dettagli di questa relazione complicata e i suoi effetti devastanti. Il pubblico viene portato in un viaggio emozionale attraverso gli occhi della vittima, testimoniando la sua lotta per liberarsi dalle catene di un amore che si è trasformato in un incubo. La tensione raggiunge il culmine quando lei decide di lasciare Marco e di perseguire il suo sogno di studiare all’estero. Marco, incapace di accettare la sua decisione, intraprende azioni sempre più disperate e pericolose, culminando in un atto di violenza irreparabile. “Senza Ritorno” è un’opera che non solo mette in scena la tragedia personale di una giovane vittima, ma serve anche come un potente promemoria della realtà del femminicidio e della necessità di affrontare e combattere la violenza contro le donne nella società contemporanea.

NOTE DI REGIA

Nella messa in scena di “Senza Ritorno”, ho voluto creare un’esperienza teatrale che immergesse lo spettatore nella profondità emotiva e nella cruda realtà del femminicidio. Inoltre dopo il debutto in Francia, ho deciso nella versione Italiana di toglierle il nome, perché la protagonista rappresenti tutte le donne uccise in ogni epoca e in ogni nazione. Così come non ha nome il detective, la parte istituzionale che deve farsi carico di un aspetto. Marco è solo raccontato. Non si vede ma la sua presenza è forte quanto la su assenza dalla scena. Ho optato inoltre per una scenografia nuda, nessun oggetto presente sul palco. Questa scelta non solo mette in risalto le performance degli attori, ma crea anche uno spazio in cui la mente dello spettatore può riempire i vuoti, rendendo l’esperienza più personale e coinvolgente. L’intento è di connettere gli spettatori con la recitazione e i personaggi su un piano più profondo e umano. La struttura del racconto alterna monologhi intensi, offrendo uno spaccato della vita interna ed esterna della giovane vittima. Questi monologhi sono una scrittura che prende spunto dal coro greco. Questo approccio narrativo non convenzionale invita lo spettatore a una comprensione più profonda dei personaggi e della loro psicologia. Ho voluto che lo spettacolo fosse un dialogo aperto con il pubblico. La quarta parete viene spesso sfumata, coinvolgendo direttamente gli spettatori nel viaggio emotivo della protagonista. Ciò rende “Senza Ritorno” non solo una rappresentazione teatrale, ma anche un potente mezzo di sensibilizzazione e discussione sul tema del femminicidio.

SCHEDA TECNICA

Genere: Monologo sociale

Durata: 70 minuti

Palcoscenico minimo: 4m x 4m

Montaggio: 30 minuti

Smontaggio: 30 minuti

Fari: 6

Mixer Luci e Audio richiesto

Rivolto a un pubblico di adulti

Rivolto a un pubblico di studenti delle scuole superiori di I e II grado. Per le repliche scolastiche è previsto un dialogo tra regista e studenti.

TERRANUOVA storia di un eroe borghese

TERRANUOVA storia di un eroe borghese

di Giusy Cafari Panico e Corrado Calda

con Corrado Calda

fonti storiche e supervisione del testo:

dott.ssa Daniela Morsia

Regia, scene e disegno luci:

Giusy Cafari Panico

Sinossi: TERRANUOVA, storia di un eroe borghese. Lo spettacolo è in forma di monologo e nasce dall’esigenza di portare a conoscenza questa figura della fine dell’ottocento che fu uno studioso dei problemi dell’agricoltura, giornalista, Consigliere di Stato, deputato, Ministro dell’Agricoltura e delle Terre Liberate, Cavaliere del Lavoro e tante altre cariche importanti. Ma prima di tutto Raineri fu un tecnico prestato alla politica e al di là delle mille iniziative portate a termine, Giovanni Raineri fu uomo del fare, innamorato del suo mestiere di studioso dei problemi del settore agricolo, pioniere dell’agricoltura moderna e fautore entusiasta dei consorzi e della cooperazione, convinto che solo la collaborazione tra i lavoratori e tra questi e le istituzioni potessero dare frutti duraturi di crescita e di progresso. Su questa sua ultima caratteristica fondamentale abbiamo lavorato per il nostro monologo. Un corpo unito l’agricoltura di fine ottocento grazie all’instancabile Raineri, un corpo disunito quello dell’attore in scena. Un uomo in mutande ottocentesche incapace di coordinarsi perché “gl’arti tra loro non si coordinano…. Sono come una nazione che non coordina le sue risorse, un condominio, i cui condomini che hanno gli stessi interessi non si ascoltano, non si conoscono ne si riconoscono lunghe le scale del palazzo”. Un uomo a cui è rimasta solo la facoltà di pensare e parlare, ripercorre quella che è stata la sua vita terrena, dalla miseria dovuta alla perdita del padre, alla sua famiglia di una madre e quattro fratelli che inizia a collaborare tutti insieme per far fronte alla miseria, e più questa collaborazione cresce e si consolida e più gl’ arti dell’attore cominciano a collaborare insieme e a muoversi in armonia. Raineri studia perché vince delle borse di studio, risparmia fino a non mangiare per pagarsi l’università, è un giovane in crisi alla ricerca della sua identità che scopre facendo ” da giovanotto in crisi quale ero avevo capito, dopo alcuni mesi a bighellonare, che per risolvere la faccenda della mia vita dovevo fare, fare, fare, qualsiasi cosa, e che questo mio fare mi avrebbe alla fine dato una più chiara visione del mio avvenire”

NOTE DI REGIA

Un avvenire di successo, segretario del comizio agrario e poi fondatore della Federconsorzi, la più grande struttura di cooperazione agricola che nel 1900 all’Expo di Parigi vince il Grand Prix. La figura di Raineri ci ha permesso di lavorare su un linguaggio nuovo nella scrittura del monologo: “il realismo terminale” corrente letteraria del celebre poeta Guido Oldani ed è questa la grande novità di questo monologo. Nel ricordare le sue vicende Raineri paragona se stesso, l’uomo del secolo successivo, a quello moderno, nostro contemporaneo utilizzando il realismo terminale. Nelle città, gli oggetti che le colmano, attraggono risucchiandoli, come una legge di Newton antropologica, tutti i popoli della terra, progressivamente, a rovesciarsi dentro l’urbe, su di loro oggetti e a distanza zero.
Nasce un realismo fatto di accatastate mescolanze di corpi umani viventi e prodotti. Ciò, mentre gli oggetti divengono i nuovi soggetti e noi siamo divenuti gli oggetti novelli. A furia di amarli (come i mistici fanno con Dio), ci siamo identificati con loro definitivamente, lasciandogli una sorta di precedenza, ed essi ci hanno scalzati. Tutto diviene a immagine e somiglianza dei prodotti, che rappresentano il termine di paragone e addirittura l’origine della parola. Ne deriva che la figura retorica della similitudine, che rende rappresentabile tutto ciò che esiste, ora si è rovesciata e così il gabbiano somiglierà, modestamente, ad un aeroplano e non più viceversa. Si inizia un nuovo linguaggio preponderante con una sua semantica “mutata”. Un periodo temporale e quindi una poetica, destinati ad una durata ragguardevole, si sono messi in moto, un attimo dell’ampiezza di un’epoca. Nessuna nostalgia o linea difensiva ci tratterrà dal tuffarci nelle metropoli abitate da utensili e corpi.
L’oggettofilia è la legge che tiene prono e servizievole questo mondo. In un simile contesto, l’obbedienza (alle cose), a dispetto di quanto invalso nel secondo Novecento, è così tornata ad essere una indiscutibile virtù.

SCHEDA TECNICA

Genere: Monologo storico/ecologico

Durata: 70 minuti

Palcoscenico minimo: 4m x 4m

Montaggio: 30 minuti

Smontaggio: 30 minuti

Fari: 4

Mixer Luci e Audio richiesto

Rivolto a un pubblico di adulti

Rivolto a un pubblico di studenti delle scuole superiori di II Grado quali: Licei, Istituti Agrari e Scientifici

GRAND TOUR La corsa alla bella Italia

GRAND TOUR

la corsa alla bella Italia

di Giusy Cafari Panico

con 

Corrado Calda – Locandiere

Roberta Castoldi – Mary Shelly e Violoncello

Alessandro Malinverni – Giovanni Paolo Panini

Soprano Zoe Papas

M° Elio Scaravella al Pianoforte

e la partecipazione straordinaria di MORGAN nel ruolo di Lord Byron

Musiche originali: Morgan & Roberta Castoldi

Regia, disegno Luci e scenografia: Giusy Cafari Panico

Sinossi: Il GRAND TOUR nasce tra i secoli XVII e XVIII e ha prodotto una ragguardevole quantità di letteratura artistica: questo è il primo vistoso elemento che fa riflettere su un fenomeno che ebbe le proporzioni di una vera e propria moda. Fu quello infatti un momento in cui, nella storia della mentalità collettiva, il viaggio acquistò valore per le sue intrinseche proprietà. Lo spettacolo si compone di diversi tasselli che ruotano attorno a una locanda e il suo locandiere fino a comporre un’ unica grande poetica: l’ansia della ricerca che il fine viaggiatore tra seicento e ottocento o l’artista ha della bellezza intesa come arte e cultura italiana. L’ispirazione alla Locandiera di Goldoni è evidente anche se questa locanda e questo locandiere prendono grandi distanze dell’opera del grande commediografo veneto per entrare in un’altra atmosfera, sempre di ilarità ma anche di mistero e narrazione atemporale che non tiene conto della cronologia esatta degli eventi storici, ma li intreccia a favore di una individuazione più precisa del mondo che fu e del mondo che è.

NOTE DI REGIA

Una docu-commedia fantastica e anche musicale che tiene le sue radici ben salde in un percorso coerente tra la scoperta e la meraviglia di un mondo passato, quello del GRAN TOUR con i suoi straordinari personaggi e l’universo moderno dove la tecnologia male impiegata ha spento quello stupore per il mondo, tolto quella spiritualità necessaria a una grande creatività. Copione e spettacolo che si sono sviluppati nel farsi attraverso un dialogo con tutti i partecipanti, che ha anche portato alla scelta di affidarsi come “colonna portante” di tutti gli intrecci all’attore Corrado Calda nel ruolo del Locandiere, matrice recitativa che lega un critico d’arte (Alessandro Malinverni) due musicisti (Roberta Castoldi e Elio Scaravella) un soprano lirico (Zoe Papas) e il polistrumentista, compositore e cantante Marco Castoldi in arte MORGAN. 

SCHEDA TECNICA

Genere: Storico drammatico

Durata: 90 minuti

Palcoscenico minimo: 10m x 8m

Montaggio: 60 minuti

Smontaggio: 60 minuti

Fari: 20 Mixer Luci e Audio richiesto

Solo per un pubblico adulto

E’ possibile una rappresentazione ridimensionata per le scuole Secondarie di II Grado

Video disponibile su richiesta

IL SAIO E IL SULTANO

l’incontro “impossibile” tra San Francesco D’Assisi e il Sultano Al Malik Al Kamil durante la quinta crociata

IL SAIO E IL SULTANO, l’incontro “impossibile” tra San Francesco D’Assisi e il Sultano Al Malik Al Kamil durante la quinta crociata

di Giusy Cafari Panico e Corrado Calda

con Corrado Calda

regia, scene e disegno luci: Giusy Cafari Panico

NOTE DI SCRITTURA E DI REGIA

Quando abbiamo iniziato a pensare di raccontare
la storia di Francesco e del suo incontro con il Sultano Al
Malik Al Kamil ci siamo subito posti il problema che il
punto di vista di questa storia è prevalentemente occidentale, in quanto noi siamo figli di questa terra
d’occidente.
L’unica possibilità che avevamo era di leggere
quanti più documenti potessimo, tentare di fissare e
comprendere anche il mondo Islamico di un epoca distante da noi quasi ottocento anni. Il risultato è stato di creare una storia che non è solo duplicato dei documenti o
duplicato di memorie storiche, ma un monologo scritto e
interpretato che viaggia in parallelo con il mondo del post duemila, come se, il medioevo, l’epoca in cui si svolsero i fatti che andiamo a rappresentare, prolungasse la sua visione e gettasse una luce nuova anche sui “fatti nostri”.

La verità nel nostro percorso è stata sicuramente la base
d’origine dello scritto e della sua rappresentazione ma
questa verità non è mai stata il fine ultimo di questo
spettacolo. E’ solo un atteggiamento, una “disposizione
d’animo” in mano alla scrittura teatrale e in mano
all’attore che interpreta e scruta questa vicenda
inevitabilmente con occhi da ”artista”.

SCHEDA TECNICA

Genere: Monologo storico

Durata: 70 minuti

Palcoscenico minimo: 4m x 4m

Montaggio: 30 minuti

Smontaggio: 30 minuti

Fari: 4

Mixer Luci e Audio richiesto

Rivolto a un pubblico di adulti

Rivolto a un pubblico di studenti delle scuole superiori di I e II Grado.

DREAM IS OVER

DREAM IS OVER

di Giusy Cafari Panico e Corrado Calda

con Corrado Calda & David Stockdale (voce e chitarra)

regia, scene e disegno luci: Giusy Cafari Panico

NOTE DI SCRITTURA E DI REGIA

Non sarà Mark Chapman che vedremo in scena, anche perché le persone più vicine a John Lennon, la moglie Yoko, i due figli e lo stesso Paul Mc Cartney hanno espresso la volontà di non fare eccessiva pubblicità all’assassino di Lennon; inoltre, per gli autori di questa pièce è più
importante sottolineare la scomodità del personaggio Lennon e l’avversità che suscita ogni “ribelle” e “innovatore” nella storia. Così l’assassino diventa un personaggio prestato dal romanzo “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij: il Grande Inquisitore. Questo personaggio ispirato alla figura dostoevskiana è per noi autori nemico di qualunque rivoluzione e innovazione. È sostenitore del conformismo e dell’autoritarismo della repressione come disciplina necessaria alla convivenza e al benessere della società umana, traccia la linea ideale che sfocerà nell’edonismo reaganiamo e nel boom di Wall Street (avendo come contraltare britannico il tatcherismo). John Lennon a un certo punto diventa, suo malgrado, un Gesù Cristo laico. Le sue battaglie civili lo rendono quel “santino” che in realtà non ha mai voluto essere che però il Grande Inquisitore non può accettare, come non può accettare che i figli si siano ribellati ai genitori – è un “Crono” che vorrebbe divorare i figli -, che l’ordine sia sostituito dal disordine. Lennon si ribella, si rifugia in quello che è chiamato dai suoi biografi il suo “lost weekend”, i diciotto mesi di separazione da Yoko (la sua Maria Maddalena laica), poi si ritira ad allevare suo figlio per cinque anni, quasi a offuscare l’immagine di uomo pubblico che era stato per più di un decennio, ma ormai il segno è già tracciato nel mondo. Il Grande Inquisitore, nel suo “j’accuse”, non può fare altro che condannare a morte John Lennon. Il vecchio sistema non accetta il nuovo, tende a frenare, vuole tornare al sistema di partenza che Lennon ha però definitivamente cambiato. La morte di Lennon scatena una concatenazione di eventi che il Grande Inquisitore non si aspettava e che non può fermare. Il sistema “Lennon” vive nel nostro spettacolo attraverso la sua musica, attraverso i suoi brani tratti dai suoi scritti, nei testi delle sue canzoni; un materiale drammaturgico che si rivela filosofico quanto originale e spiazzante. Nell’azione di uccidere Lennon fisicamente il Grande Inquisitore non fa altro che trasformarlo in mito. E i miti evocano la rottura delle pareti temporali; tornano ossessive nella testa del Grande Inquisitore le voci dei personaggi femminili fondamentali della vita di John: la mamma Julia, la zia Mimi e Yoko. In una finale drammatico l’Inquisitore ammette “John, la tua morte è diventata immortale”.

SCHEDA TECNICA

Genere: Monologo musicale

Durata: 70 minuti

Palcoscenico minimo: 4m x 4m

Montaggio: 30 minuti

Smontaggio: 30 minuti

Fari: 8

Mixer Luci e Audio richiesto

Rivolto a un pubblico di adulti

Rivolto a un pubblico di studenti delle scuole superiori di II Grado.

CINEMA MON AMOUR

CINEMA MON AMOUR

le colonne sonore dei film che vi hanno fatto sognare 

Con:

Coro CONSONANZE di Piacenza

Soprano solista – Chiata Amati

Fisarmonica – Luciana Cortellini

Contrabbasso – Jack Masseroli

Batteria – Andrea Farinelli

direttore al pianoforte M° Patrizia Bernelich

Allestimento scenico, testi recitati e interpretazione Corrado Calda

Cowboy, registi, sceneggiatori, atmosfere uniche, grandi amori e avventura vi aspettano per questa sera d’estate musicale. Le splendide voci del coro tutto al femminile guidato dal M° Patrizia Bernelich accompagnate da pianoforte, fisarmonica, contrabbasso, batteria, e dalla solista Chiara Amati ci condurranno per mano attraverso le colonne sonore sui set dei grandi film, quelli che hanno emozionato milioni di platee. In repertorio Moon River, Hello Dolly, Ghost, Smile, Over the rainbow, Solo me ne vo per la città, Amapola, New York New York…

E non è finita, torneranno dalla storia i grandi personaggi del Cinema per raccontare la loro versione di chi ha vissuto la magia della settima arte. 

SCHEDA TECNICA

Genere: Monologo musicale

Durata: 70 minuti

Palcoscenico minimo: 8m x 6m

Montaggio: 70 minuti

Smontaggio: 70 minuti

Fari: 12

Mixer Luci e Audio richiesto

Consigliato a un pubblico adulto

MESSAGGI IN BOTTIGLIA NELL’OCEANO COSMICO

i molteplici linguaggi del Voyager Golden Record

MESSAGGI IN BOTTIGLIA NELL’OCEANO COSMICO

i molteplici linguaggi del Voyager Golden Record

di Giusy Cafari Panico e Corrado Calda

con Corrado Calda

regia, scene e disegno luci: Giusy Cafari Panico

Sinossi: Il monologo teatrale parte da una delle sfide più affascinanti dell’umanità: l’esplorazione dell’universo attraverso le sonde Voyager, che destinate, in un primo tempo, a circumnavigare alcuni pianeti del sistema solare, attualmente sono nell’eliopausa, al di fuori del nostro sistema, e continuano a trasmettere dati dal 1977
https://voyager.jpl.nasa.gov/mission/status/ La loro attività di dialogo con il pianeta terra continuerà fino al 2025.
Nelle sonde è contenuto il Golden Record, il cosiddetto Disco d’Oro, un doppio LP che contiene 115 immagini che
descrivono la vita sulla Terra e il Sistema Solare
; una collezione di suoni, come il rumore del vento e dei tuoni o i versi delle balene; 90 brani musicali di ogni epoca e cultura, più una serie di saluti in 55 lingue, forse un testamento o forse la speranza che i dati raccolti aiutino anche il grande problema dell’ecologia e sovrappopolazione del nostro splendido pianeta.

Note di regia: La comunicazione di messaggi a una civiltà diversa dalla nostra – quale può essere quella extraterrestre o anche quella di un’umanità del futuro avventuratasi fino a raggiungere la sonda in navigazione – è un tema complesso da affrontare in sede didattica tradizionale. La spettacolarizzazione dell’evento permette di avvicinarsi alla materia in modo più fruibile e comprensivo, oltre che appassionante. Un percorso anche inclusivo, molto moderno, che parla di ponti gettati non solo tra gli esseri umani ( che nel Golden Record sono rappresentati in tanti linguaggi diversi, dalle tribù africane alla vecchia Europa, dalle musiche rock a Bach) ma anche tra esseri di altri mondi. Un progetto scientifico che parla di Pace e di Dignità degli esseri viventi. L’attenzione è anche al linguaggio della trasmissione dei dati tra le sonde Voyager e la terra, che ha permesso di incamerare dati preziosi sull’universo e mette in luce come tutto sia partito da Guglielmo Marconi.

SCHEDA TECNICA

Durata: 1h.15

Genere: Docuteatro

Palcoscenico minimo: 4m x 4m

Montaggio e smontaggio: 30 minuti

Richiesto mixer audio e luci

Consigliato a un pubblico adulto

Consigliato alle scuole superiori di II grado